sabato 29 luglio 2017

VIA AL FERMO PESCA, MA LA CROAZIA NON LO RISPETTA. I PESCATORI DI CHIOGGIA SONO ARRABBIATI

È partito il fermo pesca e scoppia la grana Croazia. Mentre i pescatori dell'Adriatico italiano hanno incrociato le braccia ieri, in un momento nemmeno così critico per i ricavi, dall'altra parte del mare nessuno ottempera al fermo biologico imposto dall'Unione Europea per ripopolare la fauna ittica. Eppure la Croazia è nell'Unione dal 2013, quindi anche per la sua marineria valgono le leggi continentali: ma invece la nazione frontaliera approfitterà del fermo italiano per riversare il suo prodotto nei nostri mercati, consentendo addirittura la pesca domenicale. La circostanza fa sbottare i pescatori di Chioggia: «Quindi il rispetto della produttività biologica del mare vale solo per una costa e non per l'altra? Che senso ha rispettare i limiti se c'è chi non li rispetta?», ci si chiede per le rive. Elio Dall'Acqua, del Consorzio Armatori Pescherecci, punta il dito anche sull'esiguità del sussidio erogato dallo Stato: «Ci pagano 30 giorni con 30 euro al giorno, dai quali bisogna levare le tasse», mentre addirittura i primi dieci giorni del mese di settembre non garantiranno introiti, ed è il primo anno che succede una cosa del genere. Il taglio al contributo non è l'unica vertenza aperta con Roma: «Gli incontri nella Capitale -continua Dall'Acqua- non hanno portato a niente di nuovo, vedi la ventilata riforma della legge 154». Lo sguardo si sposta anche nella realtà locale, fra le bricole che spariscono e i canali che hanno bisogno di essere scavati: intanto, per il periodo del fermo pesca, alcuni pescherecci troveranno posto al porto vecchio, lasciando più liberi i canali, specie quello di San Domenico.

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